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Comunicati stampa

Vaccino per il cancro alla cervice: aggiornamento 2025 sulle strategie di prevenzione e copertura vaccinale

16 Giugno 2009 - Revisione editoriale: Ottobre 2025

Il carcinoma della cervice uterina rappresenta ancora oggi una delle principali cause di morte per tumore nelle donne in età fertile, nonostante i progressi nella diagnosi e nella prevenzione. L’infezione persistente da Papilloma Virus umano (HPV) è riconosciuta come causa necessaria nello sviluppo della malattia.

Negli ultimi vent’anni, i vaccini anti-HPV si sono dimostrati strumenti di prevenzione estremamente efficaci, con una riduzione significativa delle lesioni precancerose di alto grado e dei tumori invasivi. Tuttavia, permangono disuguaglianze nell’accesso e nella copertura vaccinale che meritano un’attenta riflessione.

I vaccini oggi disponibili

Dal 2007 ad oggi, il panorama vaccinale si è evoluto notevolmente. Attualmente in Italia sono disponibili:

  • Gardasil 9®, vaccino nonavalente che protegge contro nove ceppi di HPV (6, 11, 16, 18, 31, 33, 45, 52 e 58);
  • Cervarix®, bivalente, ancora utilizzato in alcuni programmi di richiamo.

Il Gardasil 9 rappresenta oggi lo standard di riferimento, offrendo una protezione estesa fino al 90% dei ceppi responsabili dei tumori della cervice, della vulva, della vagina e dell’ano, oltre che di numerosi casi di condilomi genitali.

Programmi di vaccinazione e copertura in Italia

Il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2023–2025 raccomanda la vaccinazione anti-HPV:

  • alle ragazze e ai ragazzi nel dodicesimo anno di età, con due dosi a distanza di 6–12 mesi;
  • e la vaccinazione di recupero fino ai 26 anni, soprattutto nei soggetti non vaccinati o con fattori di rischio specifici.

La copertura vaccinale nel 2024 si è attestata attorno al 72% nelle ragazze e al 59% nei ragazzi, con ampie differenze regionali. Le autorità sanitarie puntano a raggiungere l’obiettivo OMS del 90% entro il 2030, per contribuire all’eliminazione del tumore cervicale come problema di salute pubblica.

Evidenze di efficacia e sicurezza

Numerosi studi internazionali (Australia, Regno Unito, Svezia) confermano che i programmi di vaccinazione hanno portato a:

  • una riduzione >85% delle lesioni precancerose da HPV 16/18;
  • un calo progressivo dei casi di carcinoma invasivo nelle coorti vaccinate;
  • nessuna evidenza di rischi gravi associati al vaccino oltre quelli comuni (febbre, dolore, reazioni locali).

Le analisi di farmacovigilanza AIFA ed EMA confermano un profilo di sicurezza favorevole e costante nel tempo, con oltre 500 milioni di dosi somministrate nel mondo.

Il ruolo dello screening

Il vaccino, pur essendo altamente efficace, non sostituisce lo screening. Il test HPV-DNA e il Pap test restano fondamentali:

  • il test HPV ogni 5 anni dai 30 ai 64 anni è oggi la strategia raccomandata;
  • il Pap test rimane indicato nelle fasce più giovani o nei programmi di transizione.

La combinazione di vaccinazione e screening è la chiave per ridurre in modo significativo la mortalità e i costi sanitari correlati.

Considerazioni economiche e sociali

L’analisi costo-beneficio condotta dal Ministero della Salute (2024) mostra che la vaccinazione anti-HPV è altamente costo-efficace, con un risparmio stimato di oltre 200 milioni di euro in 20 anni. Resta però necessario un maggiore impegno informativo verso genitori e operatori sanitari, per superare esitazioni ancora diffuse legate a pregiudizi e disinformazione.

Conclusioni

L’evidenza scientifica è ormai consolidata: la vaccinazione contro l’HPV è una delle più efficaci strategie di prevenzione oncologica disponibili. L’obiettivo dei prossimi anni è garantire equità di accesso, alta copertura vaccinale e integrazione con lo screening cervicale, affinché il tumore del collo dell’utero diventi una malattia prevenibile e, progressivamente, eliminabile.

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