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Comunicati stampa

Effetti delle statine sul colesterolo LDL-C — Aggiornamento 2025

02 Giugno 2013 Revisione editoriale: Ottobre 2025

A cura del Comitato Scientifico di Dialogo sui Farmaci

Introduzione

Le statine rappresentano una delle classi di farmaci più studiate e utilizzate nella prevenzione cardiovascolare. Questi farmaci agiscono inibendo l’enzima HMG-CoA reduttasi, riducendo così i livelli di colesterolo LDL-C (low-density lipoprotein cholesterol), noto come “colesterolo cattivo”.

Evidenze cliniche

Il Cholesterol Treatment Trialists’ (CTT) Collaboration, dopo le esperienze maturate tra il 2005 e il 2010, ha condotto una terza metanalisi di studi clinici randomizzati che ha confermato l’efficacia delle statine nel ridurre eventi cardiovascolari maggiori come infarto miocardico, ictus ischemico e mortalità coronarica.

I risultati mostrano che ogni riduzione di 1 mmol/L (circa 38 mg/dL) di LDL-C comporta una diminuzione del 20–25% del rischio relativo di eventi cardiovascolari maggiori, indipendentemente dai livelli iniziali di colesterolo e dall’età del paziente.

Effetti nei pazienti a basso rischio

Le più recenti evidenze suggeriscono che l’efficacia delle statine si estende anche ai pazienti considerati a basso rischio cardiovascolare, purché la terapia sia parte di un approccio globale di prevenzione che includa il controllo di altri fattori di rischio (ipertensione, diabete, fumo, obesità).

Discussione scientifica

Nel numero 4 di Dialogo sui Farmaci sono stati pubblicati due contributi di revisione critica che hanno confrontato i risultati delle principali metanalisi, evidenziando differenze metodologiche tra gli studi e invitando alla prudenza nell’interpretazione dei dati. Gli autori concordano tuttavia sull’efficacia delle statine nella riduzione degli eventi aterotrombotici, con un profilo beneficio/rischio favorevole nella maggior parte dei pazienti.

Conclusioni

Le statine restano il trattamento di riferimento per la riduzione del colesterolo LDL e la prevenzione cardiovascolare primaria e secondaria. La personalizzazione della terapia, in base al rischio globale del paziente, rappresenta il futuro della gestione dell’ipercolesterolemia in ambito clinico.

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